NON RINNEGARE NON RINNEGARE

lunedì 23 giugno 2008

RINFRESCO SOCIALE



Salutiamo l'arrivo dell'estate con un rinfresco. L'occasione giusta per iscritti, simpatizzanti (e rispettive famiglie ovviamente) per ritrovarci, passare una serata tutti insieme parlando, discutendo, confrontandoci e, perchè no, progettando il futuro della destra a Leverano davanti a qualche "pezzetto di cavallo" del buon vino e tanto cameratismo.

SABATO 5 LUGLIO ore 21.00 CONTRADA TROZZA

(strada Leverno-Porto Cesareo, svolta a destra direzione rifugio)

lunedì 16 giugno 2008

A FRANCESCO CECCHIN

Tratto da Carpe diem: Roma, 16 GIUGNO 1979 dopo ben 18 giorni di agonia muore Francesco Cecchin. Francesco è stato buttato giù da un muro, nel quartiere Trieste, mentre rientrava a casa. Raccolto dalla Croce Rossa stringeva ancora in pugno le chiavi di casa…. Siamo nel maggio del 1979 e la tensione nella zona di Roma Est è piuttosto alta a causa delle continue provocazioni perpetrate da aderenti al P.C.I. del quartiere ai danni di militanti del Fronte della Gioventù e delle loro sezioni. Ai primi del mese viene compiuto da questi “attivisti” comunisti un attentato incendiario contro la sede del M.S.I. - F.d.G. di viale Somalia 5 che viene seguito, nei giorni successivi, da numerose azioni di disturbo della normale attività del “Fronte” condite con minacce varie ed atteggiamenti aggressivi. In tutti questi episodi viene notata la presenza di un’automobile Fiat 850 bianca che risulterà poi fondamentale nel seguito della vicenda.
La sera del 28 maggio, intorno alle ore 20, quattro ragazzi del F.d.G., tra cui Francesco Cecchin, si recano in piazza Vescovio per affiggere manifesti, ma vengono subito notati da un gruppo di militanti della sezione comunista di via Monterotondo, che danno inizio alla sistematica copertura di tali manifesti; un giovane cerca di impedire il proseguimento dell’azione provocatoria, ma viene circondato da una ventina di attivisti di estrema sinistra, capeggiati da S. M. che, dopo aver allontanato in modo spiccio un agente di P.S. in borghese chiamato ad intervenire, si rivolge ai ragazzi del Fronte con affermazioni del tono: “…vi abbiamo fatto chiudere via Migiurtinia, vi faremo chiudere anche viale Somalia…”; alla fine, volgendosi verso Francesco Cecchin, lo apostrofa così: “TU STAI ATTENTO, CHE SE POI MI INCAZZO TI POTRESTI FARE MALE!”.

La stessa sera, intorno alla mezzanotte, Francesco Cecchin scende di casa insieme alla sorella per una passeggiata fino a via Montebuono, dove un suo amico lavora in un ristorante; verso le 24:15, mentre i due ragazzi sono fermi davanti all’edicola di piazza Vescovio, spunta una Fiat 850 bianca che compie una brusca frenata davanti a loro; dall’auto scende un uomo che urla all’indirizzo di Francesco: “… E’ lui, è lui, prendetelo!”. Intuendo il pericolo e, probabilmente, riconoscendo l’aggressore, Francesco fa allontanare la sorella e corre in direzione di via Montebuono, inseguito dagli occupanti della macchina, che nel frattempo il suo guidatore sposta fino all’imboccatura della stessa via Montebuono. La sorella, intanto, si getta vanamente al loro inseguimento, urlando: “Francesco, Francesco!”; le sue grida vengono udite da un giovane che, sceso in strada, nota un uomo darsi alla fuga verso via Monterotondo e qui salire sulla Fiat 850 bianca che si allontana velocemente. Dopo aver telefonato alla Polizia, il giovane viene raggiunto da un inquilino dello stabile di via Montebuono 5 che lo informa della presenza, sul suo terrazzo sottostante di cinque metri il piano stradale, di un ragazzo che giace esanime al suolo; il giovane, giunto sul posto, riconosce in quel ragazzo il suo amico Francesco Cecchin. Il corpo è in posizione supina ad una distanza di circa un metro e mezzo dalla base del muro; perde sangue da una tempia e dal naso e stringe ancora nella mano sinistra un mazzo di chiavi, di cui una che spunta dalle dita è storta, e in quella destra un pacchetto di sigarette.

A questo punto, mentre sarebbe stato lecito attendersi immediate indagini da parte delle forze dell’ordine, si assiste invece all’affrettarsi di tutti a liquidare l’accaduto come un incidente. Secondo alcuni Francesco, “impaurito”, avrebbe scavalcato il muretto del cortile senza rendersi conto che al di sotto ci fosse un salto di cinque metri. Altri hanno addirittura negato che vi fosse stata una colluttazione tra il giovane e i suoi aggressori, come ha fatto il commissario Dott. S..
Apparendo questa versione sospetta, mentre alcuni militanti del F.d.G. vegliano Francesco in coma, altri cominciano a fare indagini private, che portano a scoperte molto interessanti: innanzi tutto si viene a sapere che Francesco conosceva molto bene quel palazzo e il suo cortile, in quanto ci abita un suo amico; inoltre risulta strano che il corpo sia stato trovato in posizione supina, anziché riversa, tipica di chi si lancia, e senza fratture agli arti, inevitabili quando si effettua un salto volontario da una simile altezza. L’ipotesi che Francesco sia stato gettato di peso viene inoltre avvalorata da altri due particolari: il trauma cranico, sintomo che il peso dell’impatto al suolo si è scaricato tutto sulla testa, e il fatto che questa si trovi più vicina al muro rispetto ai piedi. La chiave piegata tra le dita di una mano e il pacchetto di sigarette nell’altra sono una prova ulteriore che gli aggressori hanno gettato il corpo di Francesco, già esanime, al di là del muretto che delimita il terrazzo: chi pensa di lanciarsi oltre un ostacolo cerca infatti di avere le mani libere.
Che prima di questo tragico epilogo ci sia stata una colluttazione è dimostrato dalla chiave piegata rinvenuta tra le dita di Francesco, sicuramente usata come arma di difesa contro i suoi assassini. Anche le ferite riscontrate su tutto il corpo confermano la tesi dell’aggressione, essendo queste di natura traumatica e riconducibili a colpi ben assestati da persone esperte.
A rendere inconfutabili queste tesi altri due importanti elementi: le tracce di sangue riscontrate sul pavimento del cortile lunghe alcuni metri fino al bordo del muretto e la dichiarazione resa da alcuni testimoni che affermano di avere udito: “LE GRIDA DI UN RAGAZZO, POI ALCUNI ATTIMI DI SILENZIO… E INFINE UN FORTE TONFO NON ACCOMPAGNATO DA ALCUN GRIDO”.
Risulta difficile credere che una persona possa gettarsi spontaneamente giù da un muro alto cinque metri senza emettere neanche il minimo suono vocale.
Il 16 giugno, dopo 19 giorni di coma, Francesco muore.
Le indagini infine partirono ma tardi e male. S. M. militante comunista e proprietario della famigerata 850 bianca, fu arrestato. Disse di essere andato a vedere un film al cinema ma gli inquirenti verificarono che, quella sera, il cinema indicato da M. era chiuso per turno di riposo. Ciò nonostante la potente macchina di copertura si mise in moto e mentre le indagini proseguivano a rilento e non ci si preoccupava di verificare chi poteva essere insieme al M. questi venne fornito di un nuovo alibi, questa volta perfetto; ogni prova ed ogni riscontro venne fatto sparire.
Anni dopo il giudice, scrivendo la sentenza, dovrà dichiarare che se egli non era in grado di condannare l’imputato, se non era stato possibile fare piena luce sull’omicidio Cecchin, questo doveva essere ascritto ai ritardi nelle indagini di quei giorni, al modo di procedere degli investigatori, al punto che il magistrato ipotizza possibili procedimenti nei confronti degli organi di Pubblica Sicurezza.
Ma noi non abbiamo mai perso la speranza che sia fatta finalmente giustizia.

L’importante è non dimenticare. Mai.

lunedì 9 giugno 2008

LEVERANO??? TROPPO STRANO!!!

Abbiamo assistito, in questi giorni, ad eventi molto importanti ed intensi dal punto di vista amministrativo. La decisione dell'Amministrazione di dare voto favorevole alla realizzazione del centro commerciale in zona cutura, la protesta civilissima dei commercianti, la grande attenzione che le televisioni e gli organi di stampa locali hanno dimostrato al problema. Una questione molto sentita data la sua incidenza sulla vita commerciale ed economica del paese e per questo capace di scaldare gli animi anche dei commercianti più indifferenti alla vita amministrativa che, toccati nel loro, hanno deciso di alzare la voce e di fare squadra.
In un solo istante, però, l'attenzione di tutti si è spostata ed è stata spostata su un episodio tanto sgradevole e da condannare quanto, a mio parere, poco attendibile.
Abbiamo da subito, noi della minoranza, condannato le scritte minacciose apparse sui muri ed indirizzate al Sindaco Durante.
Credo però che dedicare la giusta attenzione a questo episodio non significa oscurare e far passare in sordina un problema molto rilevante. Quanto accaduto in Consiglio Comunale, quanto approvato dall'Amministrazione Comunale, la rivolta dei commercianti ed il malumore avvisato tra gli esercenti non sono questioni irrilevanti al cospetto di scritte gravi ma potenzialmente fatte da ignari balordi del problema e da esaltati di turno!!!
Ritorniamo a noi!!!

sabato 7 giugno 2008

martedì 3 giugno 2008

CONSIGLIO COMUNALE



Mercoledì prossimo si terrà la prosecuzione del Consiglio Comunale che lo scorso 28 Maggio era stato interrotto per lo scadere dei tempi consentiti e richiamati dalla convocazione.
Si riprenderà da dove si era interrotto e proseguendo con la discussione del punto all'ordine del giorno che più era sentito da tutti i commercianti presenti.
Per l'occasione, non essendo stata ascoltata la richiesta di convocazione del Consiglio per il giovedì (giorno di chiusura pomeridiana delle attività commerciali), dimostrazione della volontà dell'amministrazione di cercare di evitare, quanto più possibile, la presenza nell'aula consiliare, i commercianti hanno garantito una presenza massiccia anche per il fatto di aver spostato il giorno di chiusura al mercioledì.
Noi di Alleanza Nazionale continueremo a sostenere che questa rappresenta ed è la manifestazione di una volontà politica.
La sovranità del Consiglio Comunale non può essere messa in discussione e per questo la non approvazione, da parte dello stesso, del punto all'ordine del giorno sancirebbe l'impossibilità di modificare il PRG e di conseguenza l'impossibilità di realizzare una struttura commerciale nel polmone dell'economia leveranese che come unica conseguenza avrebbe quella di mettere in ginocchio le piccole e medie strutture commerciali già esistenti.